Cosa si può fare in acque internazionali?

Filomena Martinelli
2025-06-10 00:36:17
Numero di risposte: 3
In acque internazionali, spesso chiamate acque libere o alta mare, sono quelle aree di mare che non sono soggette alla giurisdizione esclusiva di nessuno Stato.
Le acque internazionali non siano sotto il controllo di uno Stato specifico, si applicano gli usi locali in vigore nei pressi dell’area in cui ci si trova.
È quindi cruciale informarsi sulle possibili restrizioni che potrebbero applicarsi in determinate zone di mare, come per esempio il divieto di pesca o le limitazioni di transito o sosta delle imbarcazioni.
Navigare responsabilmente significa anche proteggere l’ambiente marino che ci ospita.
La miglior maniera per minimizzare l’impatto ambientale è la corretta gestione dei rifiuti, che non vanno MAI gettati in mare.

Adriano Esposito
2025-05-27 01:58:32
Numero di risposte: 6
In questa zona marina trova ancora applicazione il principio della libertà dei mari, che comporta il riconoscimento a ciascuno Stato, sia costiero sia privo di litorale, di un uguale diritto di compiere attività di navigazione, sorvolo, posa di cavi, costruzione di isole e installazioni artificiali, pesca, ricerca scientifica, a condizione che siano rispettati gli interessi degli altri Stati.
Le navi da guerra possono eseguire in alto mare attività operative, quali esercitazioni combinate con aeromobili, raccolta di informazioni, prove di armi, lancio di ordigni esplosivi da aeromobili in situazioni di necessità, nel rispetto dei diritti degli altri Stati.
In caso di sinistro marittimo avvenuto in alto mare, lo Stato direttamente e gravemente minacciato dal conseguente inquinamento ha il diritto di adottare le misure necessarie a fronteggiare l’evento.
A questo diritto fa riscontro l’obbligo di tutelare e preservare in alto mare l’ambiente marino.
L’alto mare deve essere riservato a scopi pacifici e nessuno Stato può pretendere di assoggettarne alcuna parte alla sua sovranità.
Ogni Stato esercita la sua giurisdizione solo sulle navi battenti la propria bandiera.
Tuttavia, uno Stato può abbordare ed eventualmente catturare navi straniere impegnate in atti di pirateria, tratta di schiavi o trasmissioni abusive, o inseguire e catturare navi sospettate di aver violato le proprie leggi e regolamenti negli spazi marini soggetti alla sua sovranità.
Nel 2023 gli Stati membri delle Nazioni Unite hanno stipulato il primo Trattato internazionale sull’Alto Mare per la protezione e la gestione sostenibile delle acque internazionali, ubicate oltre le 200 miglia nautiche dalla costa, finalizzato alla loro trasformazione entro il 2030 in aree protette.

Rosalba Rossetti
2025-05-26 22:49:15
Numero di risposte: 5
Nel diritto internazionale, secondo la vigente convenzione di Montego Bay del 1982, sono considerate acque internazionali quelle acque marine che non possiedono i requisiti delle acque interne e territoriali, il cui regime viene equiparato a quello del territorio dello Stato costiero.
L'alto mare costituisce una res communis omnium, cioè un bene appartenente a tutti: qualsiasi Stato, anche privo di sbocco al mare, ha piena libertà di navigazione e di sorvolo, nonché di posare cavi o condotte sottomarine, costruire isole artificiali e altre installazioni purché autorizzate dal diritto internazionale; ogni Stato ha, inoltre, piena libertà di pesca e di ricerca scientifica.
Ogni Stato esercita in via esclusiva la giurisdizione sulle proprie navi, ma in alcuni casi uno Stato può esercitare la propria giurisdizione su navi straniere in navigazione nelle acque internazionali: lo Stato può fermare e abbordare navi straniere al fine di accertarne la nazionalità o per verificare che la nave non compia atti di pirateria, di commercio di schiavi o altre attività illecite stabilite dall'articolo 110 della Convenzione di Montego Bay; tuttavia, se il sospetto sull'attività svolta dalla nave o sulla sua nazionalità si rivela infondato, lo Stato che ha proceduto all'abbordaggio deve risarcire i danni e le perdite provocate; ogni Stato può catturare qualsiasi nave, mercantile o da guerra, impegnata in atti di pirateria o di commercio di schiavi, ed esercitare la propria giurisdizione penale sull'equipaggio; ogni Stato può inseguire e catturare navi sospettate di aver violato le proprie leggi nelle sue acque interne, nel suo mare territoriale o nella sua zona contigua, nei modi stabiliti dall'articolo 111 della Convenzione di Montego Bay.
L'articolo 136 della Convenzione di Montego Bay definisce il suolo e il sottosuolo del mare internazionale, e le risorse ivi contenute, come patrimonio comune dell'umanità; nessuno Stato può esercitare la propria sovranità su tale area, che può essere sfruttata solo per scopi pacifici, nell'interesse dell'intera umanità e assicurando la protezione dell'ambiente.
Per quanto riguarda lo sfruttamento delle risorse naturali del fondo marino internazionale, la Convenzione di Montego Bay istituisce un apposito organismo, l'Autorità internazionale dei fondali marini; tale Autorità è composta da un'Assemblea (formata dai rappresentanti di tutti gli Stati che aderiscono alla Convenzione), da un Consiglio (formato da 36 Stati eletti dall'Assemblea), e da un organo operativo, l'Impresa per i fondi marini internazionali, il quale esercita direttamente le attività di esplorazione e di sfruttamento delle risorse naturali; tali attività possono essere svolte anche da uno Stato parte della Convenzione, da imprese statali o altre persone fisiche o giuridiche aventi la nazionalità di uno Stato parte, purché autorizzati dall'Autorità.
I modi di ripartizione dei profitti finanziari e degli altri vantaggi economici ottenuti dallo sfruttamento di tale fondo marino sono stabiliti dall'Assemblea dell'Autorità (articolo 160 della Convenzione di Montego Bay); in ogni caso, la ripartizione deve essere equa e deve essere svolta "tenendo particolarmente conto degli interessi e delle necessità degli Stati in via di sviluppo".
Nel 2023, le Nazioni Unite hanno trovato un accordo per la protezione dell’alto mare, che dice che il 30% degli oceani dovrà essere protetto entro il 2030.
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